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Dove va la letteratura per ragazzi

di Lodovica Cima


Dove va la letteratura per ragazzi

Dopo una breve parentesi, negli anni Settanta, nella quale i genitori provavano un certo misterioso imbarazzo nel leggere le fiabe classiche ai propri figli, perché timorosi dell’impatto troppo diretto con la violenza e con il male, ecco ora tornare l’abitudine di leggere le fiabe ai bambini. E nelle fiabe ritroviamo tanti aspetti della vita, perfino le bugie.

Le grandi fiabe classiche, fanno parte del nostro patrimonio popolare, perlopiù tramandato oralmente fintanto che illustri scrittori si sono presi la briga di trascriverle e raccoglierle per i posteri. In epoca romantica i fratelli Grimm, poi Andersen, che ha inserito molto di suo, aggiungendo storie più fantasiose e a volte assai più crudeli e infine Charles Perrault, ci accompagnano nel mondo del “Tutto possibile”, del magico e del meraviglioso, in questo mondo però abita anche il male, che spesso si esprime attraverso la menzogna.


La fiaba come specchio della vita, come metafora delle emozioni

Le fiabe piacciono molto ai bambini, perché ci si riconoscono e attraverso di esse, loro stessi conoscono: “I bambini hanno ancora una cultura folclorica attiva che, come quella delle società preletterate o semiletterate d’ogni parte del mondo, viene trasmessa da una generazione all’altra. Fiabe filastrocche, credenze, giochi, hanno per esse importanza vitale. Come il folclore tutto quanto, queste componenti della cultura esprimono le emozioni essenziali e rispondono ai bisogni fondamentali di una comunità. Una delle funzioni del folclore consiste nell’aiutare chi se ne serve a comprendere e possibilmente a controllare il mondo – o per lo meno ad avere l’impressione di controllarlo – e un modo è, ovviamente, di farlo con le parole.” (Alison Lurie, Non ditelo ai grandi, A. Mondadori Editore)

In quest’ottica interpretativa, la fiaba va intesa come specchio della vita, come metafora delle emozioni e dei sentimenti fondamentali di ogni uomo, mediata dal meraviglioso.

Il bambino impara a gestire le sue emozioni attraverso le storie che ascolta. E le fiabe non narrano di dolci coniglietti o di incoscienti fanciulli dai boccoli biondi, ma affrontano situazioni ben più inquietanti: orfani, matrigne, mostri, lupi, giganti, re e regine malvagie. Il bene e il male si intrecciano, e si scontrano in una serie di avvenimenti in cui il magico e il meraviglioso rendono tutto possibile.


Stile, illustrazione ed equilibrio

Oggi però non si scrivono più fiabe intese in modo classico, il genere è stato contaminato e ospita altri ingredienti che qualche volta stonano. La letteratura per l’infanzia si è evoluta, ha sperimentato nuove forme stilistiche e narrative. Ha finalmente imparato, dopo decenni di tentativi falliti a liberarsi dal giogo della pedagogia che imponeva alla narrativa dell’infanzia di “stare a sevizio” per trovare la strada più alta di letteratura “tout court”.

I bambini leggono per divertirsi, per sognare, per curiosare dentro ad altri mondi e per provare emozioni. Il minimo comun denominatore di tutta la letteratura per ragazzi di qualità è l’impatto comunicativo, che si offre attraverso:

• LO STILE

• L’ILLUSTRAZIONE

• L’EQUILIBRIO NARRATIVO

Solo impattando fortemente il giovane lettore lo si conquista e lo si convince a continuare nell’attività del leggere che si trasforma in piacere di leggere.

Se il testo non è all’altezza basta un attimo per chiudere il libro e scivolare sul divano davanti alla tv che richiede un’attenzione bassa e passiva. Tornare a leggere un libro è una fatica, ci serve attenzione attiva e “a tunnel”, cioè che dà soddisfazione solo quando la storia è terminata, alla fine del libro.

Eppure i migliori lettori italiani rimangono i piccoli, catturati dall’emozione e dall’avventura, dal nuovo linguaggio narrativo che sa parlare nel codice giusto, che crea mondi vicini, quasi reali o mondi lontani, dove tutto è possibile, anche chiudere gli occhi, non leggere più, ma continuare a viaggiare in quei mondi.

La letteratura per ragazzi potrebbe definirsi addirittura un’oasi felice. Qui la sperimentazione stilistica sembra essere più audace che altrove. Per questi scrittori la corsa all’autenticità è un’esigenza reale. Il loro pubblico è libero da ogni condizionamento formale e allo stesso tempo i giovani e i bambini sono la frangia più vivace di chi produce innovazione linguistica.

Da loro nascono neologismi, metafore e immagini che entrano anche prepotentemente nel lessico nazionale.

Gli scrittori adulti che lavorano per bambini e ragazzi raccolgono in genere questa sfida con grande energia e hanno una sensibilità stilistica molto elastica. Viene da sé che il linguaggio narrativo moderno di questa branca letteraria è molto più sensibile di altri all’evoluzione linguistica vera, oserei dire autentica, del parlato dei giovani.

Una celebre autrice italiana, tra le poche che si è provata in scritture per adulti e in racconti per bambini, Susanna Tamaro, sostenne, in un’intervista di qualche tempo fa, che “scrivere per bambini è come scrivere in una lingua straniera”.


La potenza infinita della parola

È l’adulto scrittore che deve spogliarsi di ogni abito retorico per raggiungere la lingua autentica del suo giovanissimo pubblico. Daniel Pennac è tra i primi ad avvicinarsi al linguaggio giovane per eccellenza: un linguaggio visivo, forse anche televisivo. Egli scrive ciò che si vede conducendo discretamente il gioco e facendo di questa nuova scrittura vera letteratura.

Dagli anni ’80 del secolo scorso ad oggi la sperimentazione stilistica ha tentato molte strade e il linguaggio narrativo si è evoluto: le descrizioni minuziose degli ambienti e dei personaggi lasciano il passo alla metafora, che materializza istantaneamente la situazione da descrivere. Il dialogo, a volte sincopato, diventa principe dell’equilibrio testuale. La punteggiatura si fa aiutare dalla grafica, il bianco della pagina acquisisce un’importanza comunicativa, come ben avevano intuito i futuristi. Si estinguono i punti e virgola, le subordinate cedono il passo alle comparative e la scelta lessicale segue la musicalità stessa delle parole, aprendosi a possibili ripetizioni ed onomatopee. L’effetto è quello di scorrevolezza musicale, fluidità ed equilibrio: qualità necessarie per un pubblico di lettori o ascoltatori catturati più dall’immagine che immediatamente si materializza nella loro mente, che dalla parola. Le parole quindi conducono al significato profondo della storia che stanno raccontando, passando per le immagini.

La loro potenza evocativa è inequivocabile.

Le storie narrate in prima persona sono le più ricercate: è qui che l’autore fa uno sforzo ancora maggiore per regalare autenticità, è qui che il lettore si immedesima nel personaggio fino a provarne le esperienze. È un’autenticità costruita: la potenza infinita della parola.



Lodovica Cima è autrice ed editor di letteratura per ragazzi nonché Direttore editoriale di Pellledoca edizioni.


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