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M. Corradini, V. Facchini, Fu stella



Una stella d’inciampo.


Ci sono pagine del nostro passato che lasciano un senso sbigottito di vuoto; questo albo regala voce e corpo a quel vuoto, con un’intuizione felice e poetica: una stella narrante (o è forse una stella di stoffa? o una stella cadente a cui è legato il filo di intensi desideri? ), una stella a sei punte, gialla nella speranza, rossa nel dolore.

Corradini immagina in rime il racconto di Stella che, scesa dal cielo per abitare cappotti di uomini, donne e bambini, ritaglia, con parole scelte con cura, storie.

Facchini illustra con ritratti e ritagli momenti di tenerezza e di cupo terrore, volti speranzosi e sbigottiti, garbugli di fili e gocce stillanti color rosso vivo: il disegno ed i colori narrano, con dettagli scelti con cura, storie di vita e vicende di morte, tra libri e numeri.

L’albo è un racconto forte e potente, dichiaratamente destinato a perpetuare la memoria, con un respiro interno dato da numeri e da titoli generici (il bambino, il matto, il povero), non un nome proprio, non una chiara identificazione, se non quella dell’uomo ritratto in ben due doppie pagine, sempre a destra (il lato del dolore, del rosso, della barbarie), sempre in pagina insieme a bambini: un racconto forte e potente.

Ho letto questo albo su suggerimento di un’amica; il grazie è venuto dopo un intenso silenzio, memoria bagnata di tragedie che non dovrebbero mai più accadere.

Ho letto questo albo con un gruppo di colleghi, tanti, vivaci e chiassosi; arrivati al rosso finale, non un rumore, solo un triste silenzio.

Ho letto questo albo con i ragazzi in classe ed ogni pagina produceva domande su domande; poi, sul grigio imperante, gocce stillanti e un corpo nudo: la memoria si rinnova nel silenzio assoluto e vibrante.

La voce narrante cede il passo solo una volta, la coralità ed i violini trova spazio in una pagina a destra, ma anche le loro rime raccontano di morte e disperazione e del silenzio che ad esse segue.

Non leggerei questo albo ai più piccoli.


Cosa ho notato?

·I titoli dei libri disseminati tra le pagine

·I fili che legano le stelle diventano spinati

·Il paginone di giornale sullo sfondo della professoressa è reale: La Stampa, 3 settembre 1938

Cosa nota un giovane lettore?

·I bambini giocano alla guerra

·Leggono Pinocchio

·Lo scheletro con il cappuccio nero

Quali attività potrei proporre in classe?

Ø Salta fuori

Ø La biblioteca nell’albo (quali libri sono citati? Perché?)

Ø Farò memoria (lettera d’intenti)


Alcune connessioni: L’albero di Anne (albo), Franta Bass, Il giardino (poesia), Il bambino con il pigiama a righe (narrativa/film) e tanta letteratura sull’olocausto e tutti i libri/Autori citati nell’albo


Tag: olocausto, Shoah, memoria, storia, nazismo, Hitler, stella, leggi razziali, guerra, Seconda Guerra Mondiale, violino, libro


Salta fuori:

· 15 luglio del 1938: veniva pubblicato sulGiornale d’Italiail cosiddetto “manifesto della razza”. L’articolo, in prima pagina e non firmato, era intitolato “Il Fascismo e i problemi della razza”. Era diviso in dieci punti introdotti da un breve sommario: un gruppo di scienziati (professori e intellettuali fascisti) insieme al Ministero per la Cultura Popolare chiariscono la posizione del fascismo nei confronti della questione razziale; il primo dei dieci punti affermava che “le razze umane esistono”; si diceva poi che “la popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana”; si prendeva posizione contro i matrimoni misti e, al punto 7, si diceva: “È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti”. Il punto 9 affermava che “gli ebrei non appartengono alla razza italiana”.

· 5 settembre 1938: veniva pubblicato il Regio Decreto Legge 1340. La prima delle leggi razziali voleva “la difesa della razza nella scuola fascista” e, per questo, escludeva dalle scuole con effetto immediato gli alunni e gli insegnanti “di razza ebraica”. L’articolo 6 definiva di razza ebraica “colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione diversa da quella ebraica”. Nello stesso giorno vennero firmati altri due decreti: il primo per la trasformazione dell’Ufficio centrale demografico in Direzione generale per la demografia e la razza, il secondo per l’istituzione, presso il ministero dell’Interno, di un Consiglio superiore per la demografia e la razza.

Annotazione:

La doppia pagina dell’albo in cui i detenuti suonano richiama subito alla memoria le vicende del ghetto di Terezin. Terezin, città-fortezza costruita per difendere i territori dell’impero asburgico dagli attacchi della Prussia, venne trasformata dai nazisti in un centro di raccolta degli Ebrei. In questo luogo di paura e di disperazione, alcuni adulti (fra i quali artisti, scrittori, studiosi) aiutarono se stessi ed i bambini a sopravvivere nella normalità: studiavano, dipingevano, facevano teatro, musica e scrivevano poesie. Le opere di quei bambini sono state salvate dalla distruzione e ora sono conservate al Museo ebraico di Praga.







Daniela Nuzzo

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